Cosa c’è da sapere sulla coltivazione dell’ulivo

In Italia la coltivazione dell’ulivo è uno dei capisaldi della produzione agroalimentare del nostro paese. Stando ai dati Atlas, nel 2020 la produzione dell’olio d’oliva mondiale vede l’Italia al secondo posto mondiale per quanto concerne la creazione dell’olio, seconda soltanto alla Spagna.

Opportuno necessario come questi dati si riferiscano alla quantità messa in commercio e non alla qualità del prodotto finito. Questi elementi portano alla conclusione che nel Belpaese la coltivazione dell’ulivo sia primaria e fortemente radicata nel territorio.

Tuttavia, che sia per la produzione di olio che di olive da consumo, anche la coltivazione dell’uliveto richiede grandi accortezze al fine di portare in tavola il miglior prodotto possibile. Infatti, la qualità del prodotto finito passa attraverso tanti fattori che, se trascurati, portano a una resa non ottimale del prodotto portando all’imprenditore agricolo una perdita di guadagno sia in termini di produzione che di vendita.

Tra le pratiche più importanti per una buona resa dell’ulivo troviamo:

  • Gestione del terreno
  • Difesa del frutto
  • Potatura
  • Irrigazione

I passaggi chiave della coltivazione dell’ulivo

Il primo passaggio per una buona coltura dell’Ulivo è la gestione del terreno. L’ulivo, infatti, riesce ad adattarsi bene a diversi terreni, tuttavia per avere olive di qualità è necessario 

  • creare il giusto apparato radicale armonico
  • l’instaurazione di scambi gassosi adeguati
  • buona ritenzione idrica
  • dotazione di sostanza organica
  • attività microbiologica equilibrata

Per questo il terreno ideale è un terreno sciolto, evitando il più possibile compattamenti riducendo al minimo le lavorazioni. Inoltre, è preferibile eseguire le lavorazioni quando il terreno è asciutto e in tempera.

L’impianto di nuovi alberi, invece, è consigliabile effettuarlo in primavera su un terreno arato, per favorire il drenaggio dell’acqua. Queste operazioni preliminari sono generalmente eseguite nei mesi autunnali al fine di preparare il terreno nelle giuste tempistiche.

Dopo aver preparato l’oliveto, è opportuno tutelare gli alberi da frutto da erbacce e agenti infestanti. Infatti le erbacce competono con i frutteti per acqua e principi nutritivi, creando frutti non ottimali. Inoltre, nelle piante possono annidarsi insetti, soprattutto le mosche, che possono aggredire il frutto per sfamarsi.

Per eliminare le piante dagli oliveti si può ricorrere a:

  • sfalcio manuale dell’erba o con trincia
  • pirodiserbo
  • pacciamatura
  • diserbo chimico (non consentito in agricoltura bio)

In seguito si passa alla concimatura, composti o letame integrabili con altre sostanze. Irrorazione e potatura. Anche in questa ultima pratica, la trinciasarmenti può essere utilizzata per aiutare l’imprenditore agricolo a smaltire i residui dei rami.

Inoltre, la trinciatura produce humus che aiuta la fertilizzazione del terreno.

I vantaggi di una buona trinciatura nell’ulivo

La trinciatura dei residui di potatura e’ una pratica agronomica raccomandabile al fine di restituire al terreno parte delle sostanze organiche di cui necessita.

Va chiarito, però, che affinché questo tipo di pratica sia utile per il terreno è necessario che il trincia riesca a garantire una buona sminuzzatura e sfibratura del materiale legnoso, in modo da facilitare una rapida degradazione ad opera della microflora del terreno.

Ove cio’ non dovesse avvenire, al fine di migliorare la degradazione del trinciato, prima della trinciatura si dovra’ distribuire (con incremento dei costi) qualche quintale di letame o comunque prodotti commerciali appositamente studiati per apportare microrganismi necessari alla degrazione del materiale vegetale.

Ci sono casi nei quali si sono insediati funghi del legno quali mal del piombo, agenti di cancri, che si avvantaggiano dei residui legnosi, aumentando il loro potenziale di inoculo; in questi casi va evitata la trinciatura.

Condividi