Differenza tra polietilene e vetroresina

Nella costruzione dei macchinari agricoli la qualità dei materiali è importantissima, e negli ultimi anni i materiali di polietilene hanno preso il sopravvento sui macchinari con componenti in vetroresina, soprattutto in virtù della differenza tra i due materiali.

Sono diversi i fattori che hanno portato a questa scelta le aziende produttrici, non sempre per motivi legati alle normative. Infatti, negli ultimi anni la scelta del polietilene si è mostrata più idonea a rispondere alle esigenze dei tanti imprenditori agricoli.

Inoltre, per quanto concerne il settore dei prodotti chimici, la vetroresina è in una zona d’ombra legislativa. Infatti, la legge italiana non esclude questo materiale, ma i contenitori di materiali chimici non possono presentare una rugosità sopra gli 0.1mm. 

La differenza di resistenza tra polietilene e la vetroresina

Uno dei fattori rilevanti nella produzione di macchinari agricoli è la resistenza dei materiali, soprattutto per quanto concerne l’utilizzo di prodotti di natura chimica. Infatti, le sostanze fitosanitarie hanno una grande acidità, e se non contenute in un apposito serbatoio rischiano di danneggiare lo stesso. 

In virtù di questo fattore la resistenza del materiale del serbatoio è importantissima sia per tutelare l’investimento dell’imprenditore agricolo che la salute degli operatori. 

Proprio per questo il polietilene (PE) è il materiale migliore per contenere le sostanze chimiche poiché il suo grado di resistenza è pressoché totale. La vetroresina (PRFV) invece ha una resistenza all’abrasione di sei volte inferiore al PE (fonte area tecnica Rototec).

La PRFV, inoltre, per via della sua elevata porosità trattiene molti residui chimici, non rendendola idonea alla conservazione del prodotto chimico. Inoltre, la vetroresina subisce un usuramento molto più rapido rispetto ad altri materiali.

Questo comportamento rende il polietilene molto più resistente anche a sollecitazioni meccaniche, che può portare a deformazioni, ma quasi mai allo spezzamento.

La solidità del Polietilene

Altro vantaggio delle strutture in PE è la sua robustezza, anche grazie al processo produttivo. Lo stampaggio rotazionale con cui viene prodotto il polietilene permette di ottenere una struttura monolitica, ossia in un unico pezzo, senza saldatura, riducendo così punti di debolezza portati dalle saldature, a differenza di quanto avviene nelle strutture in PRFV.

Inoltre, i serbatoi in polietilene, a differenza dei serbatoi in vetroresina, vengono fissati ai telai attraverso dei tiranti esterni e supportati da controtelai di appoggio che ne determinano una maggiore stabilità. Al contrario, il fissaggio dei serbatoi in PRFV avviene attraverso dei perni di ancoraggio opportunamente fissati all’interno del serbatoio mediante operazione di saldatura, determinandone  maggiori sollecitazioni, che possono portare a rotture e perdite dei serbatoi nel tempo.

I serbatoi in vetroresina, inoltre, tendono a sfibrarsi portando due grandi problemi: deposito e occlusione dei filtri e deposizione sul prodotto agroalimentare. Infatti le fibre possono depositarsi sui filtri, riducendo la portata del getto, e se vengono espulsi dalla lancia rischiano di depositarsi sul prodotto di coltura , contaminando l’alimento.

La differenza della resistenza alle temperature tra il polietilene e la vetroresina

La vetroresina, negli ambienti con forti escursioni termiche non è il materiale migliore, poiché ad elevate temperature tende ad irrigidirsi troppo. Il polietilene, invece, tiene la sua struttura pressoché integra anche in intervalli termici molto ampi, dai -20 a +80°C. 

Il serbatoio in polietilene risulta più elastico e più adatto alle sollecitazioni che possono derivare dagli sbattimenti dell’acqua rispetto ai serbatoi in vetroresina.

Il riutilizzo dei materiali

I serbatoi in polietilene così come avviene per quelli in PRFV, possono essere riparati mediante l’utilizzo di apposite attrezzature e con i giusti componenti. 

In caso di danneggiamenti integrali, inoltre, i costi di sostituzione dei serbatoi sono molto più onerosi per quelli costituiti in vetroresina piuttosto che in quelli fabbricati in PE.

Un altro fattore che volge a favore del polietilene è la sostenibilità: il PE è infatti riciclabile al 100%, aiutando l’ambiente. La vetroresina, al contrario, non può essere fusa e riutilizzata e va smaltita presso degli appositi centri, con un aggravio di costi. Inoltre lo scorretto smaltimento di questo tipo di materiale è sanzionato con pesanti ammende. 

Limitazioni legislative sull’utilizzo della vetroresina per i serbatoi di materiali chimici

Oltre a indicazioni di tipo tecnico, dal 1985, la legge ha implicitamente escluso la vetroresina dall’elenco dei materiali idonei al contenimento dei materiali chimici. Infatti, a essere contestata è la porosità, che non deve andare oltre lo 0.1mm di rugosità. 

La vetroresina, anche se prodotta con pareti lisce ed omogenee, tende subito a usurarsi e creare una superficie porosa che non rispetta i criteri di legge. In base alle normative infatti, l’imprenditore agricolo dovrebbe cambiare i serbatoi in PRFV molto spesso o effettuare lavori di manutenzione (molto onerosi) tali da rendere le pareti interne lisce onde evitare depositi di sostanze chimiche, al fine di  evitare sanzioni legate alla porosità.

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