COME I RESIDUI DI POTATURA SI TRASFORMANO IN CONCIME ORGANICO

Nella trinciatura, i residui organici di potatura possono diventare concime organico, attraverso un elaborato processo.

Il mantenimento di un buon livello di sostanza organica nel terreno, che attualmente deve avvenire
principalmente mediante le corrette pratiche agronomiche (trinciatura dei residui di potatura, inerbimento, ecc.), ci permette di conservare una migliore struttura del terreno e quindi una maggiore aerazione dell’apparato radicale. Una continua asportazione di sostanza organica dalle colture, inteso come agroecosistema, determina un graduale impoverimento dello stesso, che non può essere sufficientemente integrato con la concimazione, se non aumentando notevolmente i costi. La sostanza organica può ritenersi a buon grado una riserva a lenta cessione di macro e microelementi, favorendone il trasporto e lo scambio.

Quale processo interessa la trasformazione dei residui di potatura


I residui di potatura prodotti possono ammontare mediamente 23-24 q.li/ha, possono fornire fino a 4-8
q.li/ha di humus, assieme a quantitativi non trascurabili di elementi minerali (10-30% del fabbisogno annuo in macroelementi e 30-50% in microelementi). Privarsi di questa gratuita e preziosa fonte di fertilità ci costringe ad apportare annualmente alla coltura concimazioni organiche e minerali dall’esterno con un
aumento dei costi di gestione. La trinciatura in loco dei residui è sicuramente più rapida dell’operazione di
raccolta e successiva bruciatura degli stessi. Questo è tanto più vero quando la trinciatura dei residui è
contemporanea all’operazione di trinciatura del cotico erboso in Aprile. E’ importante precisare che la
dimensione della trinciatura estremamente piccola e che abbia una maggiore superficie esposta in un
minor volume. Tutto questo per far si che iniziano il velocemente possibile i processi di decomposizione.
La decomposizione è un processo biologico aerobico, cioè che avviene in presenza di ossigeno, che porta
alla produzione di una miscela di sostanze umificate (il compost) a partire da residui vegetali sia verdi che
legnosi o anche animali mediante l’azione di Batteri, funghi saprofiti, lombrichi, artropodi e insetti. Per
ottenere un buon compost è quindi necessario operare con TRE semplici accorgimenti che di seguito si
riassumono:

  • UMIDITA’: Innanzitutto è preferibile lavorare i residui potati il prima possibile, quando questi hanno ancora un buon contenuto idrico e non hanno cominciato a seccare. L’umidità è indispensabile per facilitare l’innesco dei processi biologici nella massa che si deve compostare. Tali processi di ossidazione e fermentazione infatti faranno aumentare la temperatura interna del cumulo fino a raggiungere i 55-65°C .Sarà proprio l’aumento interno della temperatura a sanificare da funghi e patogeni il materiale trinciato e garantirci una volta che lo riportiamo nella coltura di non diffondere eventuali fitopatologie
  • ARIEGGIAMENTO: Per non incorrere in processi di putrefazione anaerobici si deve mantenere sufficientemente aerata la massa che quindi non deve essere soggetta a ristagni idrici, deve essere mantenuta soffice e dovrebbe essere rimescolata ogni volta che la temperatura all’interno del cumulo cala sensibilmente. Le dimensioni del cumulo influenzano il risultato finale.
  • INNESCO -Il processo di umificazione è migliorabile aggiungendo per ogni tonnellata di materiale fresco 10 kg di solfato ammonico al fine di correggere il rapporto Carbonio/Azoto (il rapporto C/N ha il suo ottimo nel processo di umificazione intorno al valore di 25, difficilmente ottenibile con i solo residui di potatura, valori inferiori a 10 o maggiori di 50 favoriscono invece dell’umificazione la mineralizzazione). E’ inoltre consigliato aggiungere una piccola quantità di letame al cumulo per accelerare l’attività dei microrganismi. Il compostaggio del cumulo si completa per azione dei diversi organismi viventi in un periodo che va da alcuni mesi ad un anno

A cura di Gennaro Pugliese

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