Come posso gestire le fertilizzazioni per attuare un’agricoltura sostenibile ed eco-compatibile?

Le piante traggono il corretto apporto nutritivo dal terreno, di conseguenza tanto più il terreno è fertile tanto più le produzioni avranno una resa migliore e saranno di elevata qualità.

La fertilità dei suoli è mantenuta con corrette pratiche colturali e con l’apporto di fertilizzanti sia organici che minerali di origine naturale o di sintesi.

Infatti, benché nel terreno sia sempre presente sostanza organica in differente stadio di evoluzione, le coltivazioni asportano molti elementi nutritivi che devono essere reintegrati con apporti esterni.

Dunque, la fertilizzazione è una fase importante per l’attuazione di un’agricoltura eco-sostenibile, come dimostrato dalla particolare attenzione riservata a tale fase dai sistemi di produzione integrato e biologico. L’alternativa alla fertilizzazione del suolo con sostanze chimiche di sintesi consiste nell’impiego di concimi minerali naturali e nella fertilizzazione organica. Per le aziende che non sono dotate di bestiame, la fertilizzazione organica consiste soprattutto nell’acquisto di letame o compost, nell’impiego dei residui colturali e nella pratica del sovescio (interramento di piante erbacee coltivate allo scopo di aumentare la sostanza organica nel terreno).

Le linee guida italiane sulla produzione integrata danno indicazioni chiare per il mantenimento di una buona fertilità del terreno che eviti un uso eccessivo di concimi. In particolare, il metodo biologico prevede il mantenimento della fertilità attraverso tecniche colturali appropriate, come rotazione e sovescio (si veda anche il paragrafo relativo alle tecniche colturali, e la concimazione con concimi naturali o organici, ricorrendo in casi eccezionali all’uso di altri concimi previsti comunque da un elenco ristretto riportato in allegato al regolamento (CE) 889/2008 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) 834/2007 relativo alla produzione biologica.

In ogni modo, l’apporto esterno di fertilizzanti deve essere ben valutato: dosi superiori al necessario, infatti, possono essere dannose sia per il prodotto che per l’ambiente.

Per quanto riguarda il prodotto, per esempio, un’eccessiva disponibilità di azoto può comportare un peggioramento qualitativo di tipo visivo, organolettico e nutritivo.

Diversamente, l’impatto negativo sull’ambiente deriva dal possibile inquinamento che possono provocare queste sostanze, risultando tossiche a concentrazioni elevate.

In tal senso, le preoccupazioni maggiori sono legate alla quantità di concimi azotati, in particolare di nitrati.

Questi, infatti, possono facilmente essere dilavati dalla pioggia o dall’acqua di irrigazione e trasportati negli strati inferiori, costituendo così un pericolo per le falde acquifere.

Dosi elevate, inoltre, possono comportare un accumulo eccessivo di nitrati nella pianta e il problema è particolarmente serio per quelle colture per le quali il prodotto edule è costituito da parti verdi (insalate, lattughe, ecc) o che vengono raccolte anticipatamente rispetto al periodo di naturale maturazione.

Un uso responsabile dei fertilizzanti prevede, quindi, che non vengano superati determinati quantitativi di macroelementi nutritivi (fosforo – P, potassio – K e azoto – N).

Al fine di darne il giusto apporto, è auspicabile la predisposizione di un piano di fertilizzazione che tenga conto delle effettive asportazioni e delle dotazioni, elaborato sulla base di analisi chimico-fisiche del terreno, ai fini della stima della disponibilità di macroelementi presenti e di altri elementi indici di fertilità.

Una corretta distribuzione dei fertilizzanti deve inoltre tener conto delle loro specifiche caratteristiche e dell’andamento climatico come previsto dalle linee guida nazionali per le pratiche agronomiche della produzione integrata. È preferibile l’impiego di fertilizzanti organici per il ruolo positivo che la sostanza organica svolge sull’ambiente.

Questa, infatti, limita la perdita di suolo dovuta all’erosione superficiale, consente una maggiore capacità del terreno di ritenzione idrica e una riduzione di consumo di risorse energetiche ed esplica un effetto positivo anche sulla qualità dell’aria per la sua funzione di sequestro del carbonio atmosferico.

Si aggiunge anche la caratteristica della sostanza organica di rilasciare gradualmente i nutrienti assimilabili dalle colture, consentendo in tal modo che l’apporto minerale non venga dilavato e permettendo così anche una riduzione complessiva degli apporti azotati.

La riduzione di livelli di utilizzo di fertilizzanti azotati determina inoltre una riduzione nelle emissioni di gas a effetto serra e di ammoniaca (metano e protossido di azoto soprattutto) contribuendo all’attenuazione dei cambiamenti climatici.

Un esempio di sostanza organica a scopo fertilizzante sono le Acque di Vegetazione delle Olive che hanno un triplice vantaggio: agronomico (è un concime di notevole valore), ecologico (nel terreno agrario si riesce a riciclare un materiale assai scomodo e inquinante) ed economico (risparmio di concimi chimici, minor costo qualora prodotto in azienda).

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